
Gli effetti di Gomorra su un Social Media Manager
- Indice dei contenuti
- “Un uomo che può fare a meno di tutto, non ha paura di niente”.
- “Chi ha la fede non è mai solo”.
- “O terremot è vuler e Dio, fa bene alla terra”
- "La guerra non la vince chi spara per primo ma chi sa aspettare"
- “Vien cà, vienet a piglià o perdon”.
- Le sfide vanno combattute e il male va esorcizzato
Gomorra c’è. Esiste. Nella realtà e nella finzione. A dispetto di tutti quelli che reclamano l’irrecuperabile e deturpata immagine di Napoli o dei fervidi sostenitori che credono in Roberto Saviano, scorgendone un martire.
Così, mi sono ritrovata a seguire le prime puntate della seconda stagione di Gomorra e mi sono chiesta: perché le serie tv – e in particolare questa serie tv – ha avuto tanta influenza sugli spettatori?
Non ho potuto fare a meno di traslare le scene rappresentate ed i personaggi nella realtà per renderli più familiari, perché ho il brutto vizio di leggere tra le righe, andare oltre l’esplicito.
Allora, sono giunta alla seconda domanda: un Social Media Manager può cogliere insegnamenti da frasi divenute intercalari, modi di essere, situazioni al limite (e spesso oltre il limite) della legalità?
In fondo – mi sono detta – è la vita stessa, nel suo fluire, che ti mette di fronte a decisioni, prove di forza, sfide continue, anche se sei dietro una tastiera a leggere, analizzare, programmare, postare e condividere. Non diventerò mai una dei Savastano, ma magari qualche lezione possono darmela anche loro, persino loro.
“Un uomo che può fare a meno di tutto, non ha paura di niente”.
L’importanza del lavoro di squadra.
Egocentrismo a parte, siamo abbastanza stufi della concezione secondo cui un uomo non può mostrare le proprie debolezze. Salvatore Conte, il Boss delle Deux Fritture, può concedersi il lusso di non fidarsi di nessuno, di avere intorno a sé persone soggiogate e terrorizzate dall’idea di essere uccise. Per chi lavora nel Digital Marketing, però, il lavoro di squadra è fondamentale.
Non esistono sottomissioni, ma collaborazioni.
Non si parla di terrore, ma di coraggio. Niente paura, solo impegno e i “capi” dovrebbero essere sempre autorevoli, non autoritari.
Un Social Media Manager non può fare a meno di niente. Deve essere informato per gestire conversazioni in linea con i suoi obiettivi, deve avere competenze per pianificare le strategie più efficaci per la valorizzazione di un brand, deve rispondere in maniera pratica alle domande poste dagli utenti della sua community, deve imparare ad integrare le diverse soluzioni proposte da chi ha un approccio diverso dal suo.
Le cose cambiano, velocemente, e chi che ha bisogno di tanti, persone e cose, è padrone di tutto.
“Chi ha la fede non è mai solo”.
L’ansia che precede il lancio di un progetto
Fatto salvo qualche raro caso, per rivestire il ruolo di Social Media Manager devi avere fede: nei tuoi colleghi, nei clienti, nelle persone; ovviamente in te stesso. A mettere tutti d’accordo è un progetto, un fine comune, un lavoro di squadra, che vuole, esige raccogliere i propri frutti con il tempo.
Così la sensazione dominante prima del lancio di un progetto importante è l’ansia e, dopo un po’, sei lì pronta a scovare tra gli Insights i dati rilevanti, per scoprire se è andato tutto così come doveva andare, se hai scelto bene i contenuti che funzionano di più, se hai stimolato il coinvolgimento di fan e partner.
Abbi fede in quello che fai. Credici, impegnati, costruisci e non sarai mai solo quando dovrai confrontarti con i tuoi clienti.
“O terremot è vuler e Dio, fa bene alla terra”
Se non sei viral non spacchi.
Uno dei sogni forse più ricorrenti di un Social Media Manager? Spaccare inseguendo e raggiungendo la viralità dei contenuti proposti.
Se riesci a sfornare un post che crea condivisioni, apprezzamenti, engagement respiri a pieni polmoni e perdi un po’ di quell’ansia di cui parlavamo prima.
“La guerra non la vince chi spara per primo ma chi sa aspettare”
Tu lavora bene, i risultati arriveranno.
Il lavoro è fatto di attese. Anche un Social Media Manager, seppur a tutti sembri che semplicemente cazzeggi su Facebook, deve saper aspettare.
Evitare di copiare la concorrenza, proporre idee nuove, vincere onestamente senza mezzucci poco raccomandabili.
La guerra non la vince chi acquista like (magari in Pakistan ed India) come se piovesse o chi pensa che per pubblicare non ci sia bisogno della realizzazione di un piano editoriale. Aspettare e misurare i risultati del proprio impegno strategico ed operativo: questo è quello che va fatto, sempre!
“Vien cà, vienet a piglià o perdon”.
La gestione degli Epic Fail, a (quasi) tutto c’è rimedio
Tutti possono sbagliare. Ce lo ripetiamo spesso. Non ci piace, ma capita.
Un Social Media Manager deve avere un dialogo costante con i propri clienti. Ciò può avere il vantaggio di gestire in tempo reale ogni situazione, ma al tempo stesso comporta una maggiore responsabilità.
Bizzeffe di Epic Fail ci informano sui danni causati da azioni maldestre e superficiali sui Social. Dai ritardi insostenibili di Trenitalia alle proposte di Groupalia per vincere la paura del terremoto. In questi casi cosa fare?
Non c’è niente di meglio che fare ammenda e andare a prendersi il perdono dei propri clienti, sperando che non ci ammazzino.
Le sfide vanno combattute e il male va esorcizzato
Con 850 mila spettatori medi, Gomorra si sparge a macchia d’olio: frasi, gesti, rituali diventano di uso comune, tanto che in ufficio ci si ripete “Sta senza pensier!” per smorzare la tensione che precede la consegna di un progetto importante.
Gli effetti di Gomorra sono il tentativo di esorcizzare una paura sedimentata, ammassata, stratificata tra i vicoli di Napoli e nel cuore di ogni napoletano, croce e delizia di una città ricca di contraddizioni tanto quanto è ricca la bellezza che custodisce.
Di Gomorra potremo parlarne per una vita intera, una serie che spaventa e seduce, una lezione di vita in fieri, perché la vita stessa, di una napoletana, che tra quei vicoli ci cammina, ci respira, ci vive.
Un Social Media Manager non muore nell’era della Digital conquista. Proprio come non moriranno mai le scene di Gomorra stampate nell’immaginario collettivo, sedimentate sotto pelle degli abitanti napoletani, quelli che ridono per riflettere, vogliono sapere per convivere.
Un Social Media Manager che si rispetti non fa sciacallaggio. Sa che per fare Instant Marketing ci vuole passione, competenza, nessun legame stentato, ma allo stesso tempo deve seguire le onde della sfrontatezza, deve essere più arguta e più scaltra degli altri, per viaggiare nel caotico mondo dei Social.
Che dire? Per fortuna non mi chiamo Noemi. Ma chiamatemi Imma!